Seguire con gioia e leggerezza i contorni e le deviazioni del sentimento d’amore, questo è il filo conduttore di questo programma il cui nome è un cenno a una canzone di John Bennet. Un’intima passeggiata tra piccole arie del grand siècle… incanti, tormenti e gioie d’amore sono incarnati da tre controtenori accompagnati da un liuto e due viole da gamba. Alcuni anni fa, i miei passi frettolosi da studente mi portavano spesso in Place du Sablon a Bruxelles. Potreste forse conoscere la magnifica chiesa gotica che all’epoca era nera di sudiciume. Ma, al calar della notte, le sue vetrate avevano la caratteristica consuetudine di essere illuminate dall’interno e potevano quindi essere contemplate… dalla fermata dell’autobus. Questo è uno dei paradossi del nostro tempo, legato al suo patrimonio e che sposta gli oggetti per collocarli dove non avrebbero mai dovuto essere, in una funzione che non è quella della loro creazione. La vita dei Santi nell’attesa del tram, per esempio. Un altro ricordo, del 2008, scusa. Lasciando il Théâtre de la Ville di Parigi, dopo Zeitung, spettacolo coreografico di grande successo di Anne Teresa de Keersmaeker su musiche di Bach, Schoenberg e Webern, fui preso da una vertigine quasi fisica, pensando al vecchio Kantor, incapace di immaginare che la sua musica, concepita per una cerchia molto ristretta, sarebbe stata al servizio di uno spettacolo di danza contemporanea, suonata al pianoforte, a Parigi, poco più di 250 anni dopo la sua morte. Questa è la bellezza e la sfida di questo programma Spirito. Le opere di questo programma sono state concepite per l’ambiente intimo di un salone, da cantare tra amici, anche tra innamorati, in un fugace momento musicale, tra altri divertimenti. Per un pubblico ristretto e selezionato, che si conosce. E questa intimità è uno degli elementi che fa l’intensità di questa musica, con il suo rapporto quasi carnale con il testo. Esiste una sfida più grande di quella dell’intimità oggi, nell’era degli smartphone, dei social network? C’è sfida più bella che creare in uno spazio pubblico come quello di una sala da concerto, uno slancio che va dal cuore dell’esecutore al cuore dello spettatore per toccarlo, senza impressionarlo, non senza artificio, ma con verità? Tre controtenori, un liuto e due viole, per parlarci d’amore, con le parole e la musica di tre o quattro secoli fa, e commuoverci, oggi e adesso. Hic et nunc.
Locations
Venerdì 3 novembre, Sannicandro, Scuderie del Castello, ore 20:00
Sabato 4 novembre, Palo del Colle, Purgatorio, ore 20:00